È notizia delle ultime ore l'arresto di Patrick George Zaky, attivista e ricercatore egiziano di 27 anni, a Bologna da qualche mese per frequentare il Master GEMMA, in studi di genere e women’s studies.
In rientro giovedì scorso nel suo Paese per un breve soggiorno, una volta atterrato è stato preso in custodia dalla polizia. Dopo l'arresto, a Patrick non è stata data la possibilità di contattare le/gli avvocate/i né la famiglia, che ne ha perso le tracce da giovedì notte fino a stamattina, quando qualcuno sostiene sia stato riaccompagnato a casa. In base ad alcune fonti a Il Cairo, confermate anche da Bologna, Amnesty riferisce che l'ordine di cattura sia stato emesso nel 2019; i capi di accusa provvisori sono la promozione di proteste senza autorizzazione con lo scopo di screditare l’autorità dello Stato egiziano e disturbare la sicurezza, e di promuovere terrorismo e violenza. Secondo le stesse fonti durante l'arresto sarebbe stato torturato. E’ stato confermato il fermo detentivo per altri 15 giorni a partire da oggi.
Nel 2018 il ricercatore, interpellato dell'agenzia Dire, si era espresso in modo molto duro sulle condizioni di vita in Egitto. Patrick si è sempre posizionato dalla parte di coloro che difendono pacificamente i diritti umani, di tutt* e per tutt* e aveva in prima persona dimostrato solidarietà per Giulio. Vogliamo prima di tutto esprimere la nostra massima solidarietà a Patrick e a chi gli è vicino: come comunità di persone impegnate nella ricerca ci stringiamo attorno a lui e vogliamo che sappia che siamo al suo fianco.
ADI è da anni in prima linea in quella battaglia di civiltà alla ricerca di verità e giustizia per Giulio Regeni. Riteniamo che perché fatti del genere non si ripetano più sia necessario l'impegno e il coraggio di tutt* noi nel denunciarli. Per questo vigileremo affinché ciascun* faccia la sua parte per far luce su questo ennesimo sopruso della polizia egiziana.
Uniamo la nostra voce a quella della famiglia Regeni nel chiedere al Governo di inserire l’Egitto nella lista dei Paesi non sicuri e di richiamare l’ambasciatore italiano in Egitto per consultazioni. Con questa vicenda l’Egitto mostra una volta di più la spietatezza della sua dittatura. Si tratta dell’ennesimo schiaffo che il nostro Paese riceve da un regime disumano e rappresenta un’ulteriore dimostrazione che l’Egitto non ha intenzione di collaborare con l’Italia per fare finalmente chiarezza sulla tragica fine di Giulio; e anzi si accanisce contro chiunque solidarizzi o si avvicini alla storia di Giulio Regeni.
Restiamo in prima linea in questa battaglia di civiltà: per Patrick, per Giulio e per tutt* noi.
Student* del Master GEMMA di Bologna
Alessandra Ballerini - Legale della famiglia Regeni
ADI - Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia
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Pubblicato Sab, 08/02/2020 - 18:52
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