PhD e PA: l'ennesima mazzata

In data 5 ottobre 2022 è stato pubblicato il bando dell’Agenzia per l'Italia Digitale (AgID) per la selezione e il reclutamento di 67 funzionari a tempo determinato (https://www.agid.gov.it/it/agenzia/stampa-e-comunicazione/notizie/2022/1...).

Dalla valutazione del bando emerge chiaramente come la valutazione del titolo di Dottore di Ricerca risulti altamente mortificante sia rispetto al valore del titolo in sé, sia per quanto riguarda una procedura comparativa iniqua rispetto agli altri titoli valutabili.

In particolare, come riportato nell’allegato A del bando, viene attributo al Dottorato di Ricerca un punteggio pari ad 1,5. Esso risulta pari alla metà rispetto al punteggio assegnato al titolo della laurea (triennale) conseguito con una votazione compresa tra 108 e 110 e, addirittura, pari a meno della metà rispetto al titolo della laurea conseguito con lode.

Con il criterio adottato nel bando di attribuzione dei punteggi ai titoli valutabili, il valore del Dottorato di Ricerca è equiparato a quello dei diplomi di specializzazione e risulta di poco superiore rispetto al valore attribuito ai master universitario di secondo livello (1 punto), i quali, com'è noto, sono caratterizzati da una durata inferiore.

La valutazione dei titoli del bando in oggetto risulta illogica, oltre che discriminatoria, non solo nei confronti del titolo stesso, ma anche nei confronti di chi lo ha faticosamente conseguito.

Come ADI chiediamo da sempre il riconoscimento di un punteggio aggiuntivo al Dottorato nella valutazione dei titoli per le selezioni bandite da amministrazioni pubbliche, enti pubblici dipendenti e strumentali ed enti locali, comunque non inferiore al doppio di quello attribuito a ulteriori lauree o lauree magistrali, ovvero non inferiore al triplo di quello attribuito a master universitari o altri titoli post-laurea di durata annuale (https://dottorato.it/content/phd-e-pa-dalle-parole-ai-fatti).

Pertanto, invitiamo l’AgID a rivedere le scelte effettuate in sede concorsuale e a far sì che criteri di attribuzione di punteggi ai titoli così discriminatori non vengano più utilizzati per bandi futuri.