Un anno di ingiusta detenzione per Patrick Zaki: l'Italia intervenga per la sua scarcerazione

Patrick Zaki | Il 7 febbraio 2021 ricorre il primo anno dell’ingiusta detenzione in Egitto di Patrick George Zaki, studente dell’Università degli Studi di Bologna. Patrick è accusato di “incitamento alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici”, a causa di alcuni post su un account Facebook. Per quei messaggi, che la sua difesa considera falsi, Patrick rischia fino a 25 anni di carcere. Le precarie condizioni igieniche del carcere, unite ai rischi connessi all’emergenza da Covid-19, stanno debilitando fortemente il suo fisico, affetto da una grave forma asmatica. Per questo l’ADI e altre quattordici associazioni hanno scritto all’Ambasciatore italiano al Cairo, accludendo alla lettera alcuni prodotti sanitari che potrebbero essergli d’aiuto. Lo Stato italiano e il suo Corpo Diplomatico non possono voltarsi dall’altra parte: è necessaria una netta presa di posizione sulla questione dei diritti umani in Egitto, per Patrick e tutti gli altri Patrick ingiustamente detenuti.

Di seguito il testo della lettera.

 


                                                                                               Ill.mo Dott. Giampaolo Cantini

Ambasciatore d’Italia a Il Cairo

Abdel Rahman Fahmy Str., Garden City, Il Cairo, Egitto

Eccellenza,

Quest’oggi ricorre il primo anno di ingiustificata detenzione preventiva di Patrick George Zaki, giovane studente egiziano presso l’Università degli Studi di Bologna. In questi mesi, il suo nome ha fatto il giro del mondo come simbolo delle numerose violazioni dei diritti umani perpetrate dal Governo del Presidente Abdel Fattah Al-Sisi.

Come denunciato dal rapporto di Amnesty International “Egitto: ‘Tu ufficialmente non esisti’. Sparizioni forzate e torture in nome del contrasto al terrorismo”, l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale (NSA) egiziana si è resa responsabile di rapimenti e torture atti a incutere terrore negli oppositori politici e mettere a tacere ogni forma di dissenso, finanche pacifico. Dal menzionato rapporto del 2016, appare evidente un progressivo aumento di rapimenti di studenti, attivisti e manifestanti, anche minorenni, spariti per opera del sistema di repressione dello Stato.

Le accuse con cui Patrick Zaki è in carcere sono quelle di “incitamento alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici”, attribuitegli per alcuni post su un account Facebook. Per quei messaggi, che la sua difesa considera falsi, Patrick rischia fino a 25 anni di carcere. Da un anno, inoltre, si susseguono continui rinvii delle udienze preliminari fino a un massimo di 45 giorni, per mezzo di sentenze pronunciate da una magistratura priva delle più elementari garanzie di indipendenza dal potere esecutivo.

Secondo le stime di Amnesty International, il tempo medio di detenzione in un penitenziario egiziano è di 345 giorni, ma esistono casi che superano i mille giorni. Inoltre, nel rapporto “Stato d’eccezione permanente”, si evidenzia il disinvolto uso da parte della Procura di forme di tortura quale mezzo per estorcere confessioni, nonché la complicità nelle sparizioni forzate operate dalla NSA. Sempre nel documento, infine, si rileva che la Procura, “omette sistematicamente di informare i detenuti dei loro diritti, nega loro l’accesso agli avvocati e li sottopone a interrogatori coercitivi in cui i detenuti sono bendati, trattenuti in condizioni inumane e minacciati di ulteriori interrogatori e torture da parte dell’Agenzia per la sicurezza nazionale”.

Non possiamo accettare che Patrick viva in condizioni tanto atroci e disumane. Lui stesso, in due lettere recapitate lo scorso 12 dicembre lamentava dolori lancinanti alla schiena dovuti alle torture e allo stato di deperimento fisico cui è costretto. Per non tacer del fatto che, costretto a dormire a terra, non riesce a trovare sonno, se non per brevissimi tratti. Tali condizioni risultano esasperate dall’emergenza sanitaria da Covid-19, virus che trova nell’affollamento e nella precaria igiene un luogo favorevole per la sua propagazione. Zaki soffre infine di una grave forma asmatica che lo rende un soggetto ancor più vulnerabile. Coscienti della sua sofferenza, uniamo a questa missiva delle pomate antinfiammatorie e antidolorifiche per la cui consegna a Patrick Zaki auspichiamo che la Sua Eccellenza possa attivarsi.
Con la presente, sollecitiamo una netta presa di posizione dell’Italia sulla questione dei diritti umani, dimostrando piena adesione ai valori di libertà e giustizia che fondano la sua Costituzione. Chiediamo alle nostre Istituzioni di essere portavoce di questa battaglia di civiltà, schierandosi dalla parte di Patrick e di tutti gli altri Patrick ingiustamente detenuti in Egitto.

Confidando nel Suo intervento,
Porgiamo distinti saluti.

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Arci
Associazione per la Pace
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