Piano Colao: poche risposte, vecchie ricette

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Colao Università Ricerca | Il Governo ha recentemente pubblicato il documento delle “Iniziative per il rilancio: Italia 2020-2022”, stilato dal comitato di “esperti” in materia economica e sociale presieduto da Vittorio Colao, già amministratore delegato di Vodafone.

Prima di entrare nel dettaglio di quanto attiene al comparto dell’università e della ricerca, e’ d’obbligo segnalare come l’impianto generale del progetto sembra rispondere maggiormente alle necessità di una sola parte del Paese, quelle del mondo produttivo-industriale, che alla collettività nel suo insieme, rivelando, in particolare, una scarsissima conoscenza delle reali esigenze di un settore come la ricerca e l’università. 

Non si comprende, d’altronde, perché il governo preferisca demandare la stesura di disegni programmatici che finiscono per sembrare una lista della spesa estremamente generica quanto disarticolata, contenente di tutto e di più, piuttosto che confrontarsi con le parti sociali e rispondere alle proposte già strutturate e argomentate che più volte gli sono state presentate. 

Solamente a titolo di esempio si può menzionare che nel piano si abbozza una riforma del precariato universitario; seppur questa sia una delle poche cose auspicabili presenti in questo lungo documento, è incomprensibile come, a fronte di una proposta già depositata in Parlamento (la proposta Verducci) e che è stata pubblicamente accolta con favore dalle parti sociali, il Ministero dell’Università continui a non esprimersi, lasciando però fare a esperti esterni fantomatiche genericissime proposte.

Ciò premesso, di seguito evidenziamo gli interventi più rilevanti che all’interno del documento vengono proposti per il settore accademico:

 

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