DdL Stabilità 2015 e reclutamento ricercatori: un compromesso al ribasso

Il testo del DdL Stabilità votato lo scorso sabato dal Senato (art. 1, commi 347-348) contiene importanti modifiche in materia di reclutamento universitario rispetto al testo approvato in prima lettura dalla Camera. Esse riguardano in particolare il vincolo previsto dal D.Lgs. 49/2012 per l'assunzione di un ricercatore a tempo determinato di tipo "b" per ogni ordinario assunto dagli atenei con una percentuale di professori di I fascia superiore al 30 per cento del totale dei professori. Più nello spefico:

  • si modifica il vincolo PO-RTDb non attraverso l'allargamento agli RTDa, come nella versione del DdL approvata dalla Camera in prima lettura, ma con l'applicazione di un diverso rapporto numerico tra PO e RTDb da 1:1 a 2:1 (per ogni due ordinari assunti un ricercatore di tipo "b");
  • si stanziano 5 milioni di euro per il 2015, il 2016 e il 2017 finalizzati al sostegno della misura.

La mediazione portata dal Governo sul vincolo PO-RTDb contiene un importante dato politico di cui tenere conto: la pressione esercitata in queste settimane da dottorandi e precari della ricerca è riuscita a impedire il disinnesco finale della tenure-track ottenendo il ritiro del provvedimento originario che coinvolgeva appunto gli RTDa nel vincolo di reclutamento con i docenti ordinari. 

Rimane tuttavia inaccettabile la logica alla base di questa mediazione, che tradisce con tutta evidenza l'intenzione di mantenere le prospettive dei giovani ricercatori in una condizione di subalternità rispetto agli interessi dei docenti strutturati. E' un po' come se, mentre la nave affonda, il capitano si preoccupasse di mettere in salvo se stesso e i suoi ufficiali, lasciando fuori dalle scialuppe i passeggeri. Questa logica restituisce una volta per tutte lo stato di irreversibile crisi di settori ampi dell'attuale classe dirigente dell'Università italiana, sempre più incapace di rimettere in discussione il disegno fallimentare della legge 240/2010 e di costruire risposte di sistema al collasso dell'Università italiana. 

Lo stanziamento di 5 milioni di euro all'anno per 3 anni appare irrisorio a fronte di un sistema di reclutamento bloccato da anni e assolutamente inadeguato a garantire i livelli minimi di reclutamento indicati dal Consiglio Universitario Nazionale per mettere in sicurezza la nostra Università.

In conclusione, la valutazione che diamo di questi provvedimenti non può essere positiva. Insistiamo però nel sottolineare il ruolo giocato dalla mobilitazione nell'influenzare il processo decisionale fino a questo momento appannaggio esclusivo di settori della Crui e di pezzi del Ministero. E' l'elemento da cui tornare a muovere. 

Il mancato accoglimento delle nostre proposte originarie di modifica del Ddl di Stabilità non può fermare la crescente consapevolezza, tra i giovani ricercatori precari dell'Università, di subire condizioni di vita e di ricerca sempre più inique e vessatorie. La moltiplicazione di coordinamenti, comitati e gruppi informali sta proprio a manifestare la strutturazione di un sentimento di esasperazione e il forte clima di conflittualità innescato all'interno del sistema accademico italiano. A tutti i dottorandi, dottori e assegnisti di ricerca, ai ricercatori precari, vogliamo offrire come ADI una prospettiva di una mobilitazione unitaria in grado di rafforzare e perfezionare la spinta di questi mesi: la riforma di tutto l'impianto dell'ingresso in ruolo post-Gelmini.